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bandAlex
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30/9/2013, 01:02
Una scheda VHF-MOS richiede i seguenti collegamenti:

1) toroidale di alimentazione

2) potenziometro

3) uscita cuffia

4) massa telaio


1) toroidale di alimentazione
Il toroidale deve avere un secondario da 44 VAC con presa centrale, oppure due secondari da 22 VAC collegati in serie tra loro; in quest'ultimo caso la presa centrale è costituita dal punto di unione dei due secondari, come si vede in questo schema:
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I fili A e B del secondario vanno collegati ai due terminali faston che sulla scheda sono indicati con "VAC x 2" e racchiusi in una riga tratteggiata.

Il filo C del secondario, ovvero il centrale oppure il punto di unione tra i due secondari, va collegato al terminale faston di massa, quello indicato con "GROUND" vicino ai due terminali già considerati.

2) potenziometro
Il potenziometro (di tipo doppio, cioè con due sezioni distinte) va collegato ai connettori molex X1L e X1R, dove la L sta per canale sinistro (left) e la R per canale destro (right).

Ciascun connettore ha due terminali, uno di massa e l'altro di segnale. Il terminale di segnale va collegato al cursore del potenziometro, mentre quello di massa all'analogo terminale del potenziometro.

Deve essere usato del cavetto schermato, possibilmente sottile e flessibile, in modo da farlo passare sul fondo del mobile di metallo.

3) uscita cuffia
Il connettore cuffia va collegato ai due terminali faston che sulla scheda sono indicati con "PHONE L" e "PHONE R", dove la "L" sta per canale sinistro e la "R" per destro. Il terminale di massa del connettore cuffia va collegato al terminale faston indicato con "GROUND" vicino agli altri due.

Potete utilizzare tre fili per collegare il connettore cuffia; in tal caso un unico filo rappresenta la massa comune dei due canali. Oppure potete utilizzare 4 fili; in tal caso ciascun canale avrà il suo filo di massa, ed entrambi i fili si uniranno sul connettore cuffia, mentre sulla scheda utilizzerete entrambi i terminali "GROUND".

La cosa importante è che i fili della cuffia, compresi i fili di massa, viaggino insieme paralleli; è quindi preferibile usare della piattina multifilare, facendola passare sul fondo metallico del telaio, evitando di tenerla in aria e soprattutto evitando di fargli fare dei giri simili a spire, che potrebbero captare del ronzio.

4) Massa telaio
Se il cabinet che utilizzate è di metallo, allora lo dovete obbligatoriamente collegare alla massa della scheda. Per questo è previsto un apposito terminale faston, vicino a quello dove è collegato il centrale del secondario del toroidale. Tale collegamento deve essere il più possibile corto, e il filo utilizzato deve avere almeno 1 mm di sezione.
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30/9/2013, 01:30
bandAlex ha scritto:

4) Massa telaio
Se il cabinet che utilizzate è di metallo, allora lo dovete obbligatoriamente collegare alla massa della scheda. Per questo è previsto un apposito terminale faston, vicino a quello dove è collegato il centrale del secondario del toroidale. Tale collegamento deve essere il più possibile corto, e il filo utilizzato deve avere almeno 1 mm di sezione.
Alex sbaglio o per il vhf-n raccomandavi il contrario? nel mio vhf-n il cabinet l'ho collegato solo alla terra dell'impianto, lasciandolo isolato dalla scheda. In questo caso invece si può mettere tutto a terra?
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30/9/2013, 01:49
Nel VHF-N non era previsto sulla scheda un collegamento di massa verso il cabinet, a differenza del VHF-MOS.

La terra della rete elettrica va sempre collegata al telaio se questo ė di metallo, per motivi di sicurezza.

Collegare al telaio anche la massa dell'amplificatore ė invece una scelta del costruttore, e in genere viene fatto per schermare il circuito dai disturbi esterni. Questo però, in concomitanza con la terra della rete elettrica, può essere causa di ground loop con la sorgente collegata all'ingresso, se anch'essa ė collegata alla rete elettrica.

Per ovviare a questo, si inserisce di solito un ground loop breaker, tra la massa dell'ampli e il telaio. Ne parleremo domani...
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1/10/2013, 13:50
Se c'è un obbligo da seguire quando il cabinet è di metallo e l'apparecchio è alimentato dalla rete elettrica, è quello di collegare il cabinet stesso alla terra generale dell'impianto elettrico.

Il collegamento di terra va fatto con un filo di almeno 1 mm di diametro, il più corto possibile e di colore verde-giallo. Ogni precauzione deve essere presa per assicurarsi che il contatto con lo chassis sia affidabile, per cui se necessario occorre pulire la superficie nel punto della connessione, soprattutto se il metallo è alluminio ossidato. Va tirato via lo strato di ossido, e poi usare vite con dado e rondella alettata. L'altro capo del filo va saldato sul terminale di terra della presa di corrente.

In genere poi è necessario collegare allo chassis anche la massa di segnale dell'amplificatore, in modo che l'intero cabinet si comporti da gabbia di Faraday. Se non si fa questo, è probabile che come sottofondo si avrà un concerto di ronzii e rumori vari, indotti dal fatto che la massa dell'amplificatore è a un potenziale diverso da quello del cabinet.

Questa necessità, e cioè il fatto che sia la massa di segnale che quella generale dell'impianto siano collegate insieme, genera un problema di non lieve entità, ovvero la possibilità che si generi un ground loop con la sorgente collegata all'ingresso, se anche questa è alimentata dalla rete ed ha un collegamento di terra.

La situazione è schematizzata in questa figura:

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Come si vede, l'anello di massa (tratteggiato) è composto dal collegamento dei cavetti di segnale, la massa interna degli apparati, e dal collegamento alla terra dell'impianto elettrico.

Per questo tante volte per non far ronzare un amplificatore è necessario troncare il filo di terra della 220 V, con la conseguenza di annullare la messa in sicurezza dell'apparato.

Ma c'è un'altra soluzione, che viene spesso incorporata negli apparati audio di un certo livello. Si tratta del ground loop breaker.

Nell'immagine che segue è schematizzato il collegamento all'interno dell'ampli:

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La soluzione prevede che la massa di segnale dell'amplificatore non venga collegata direttamente allo chassis, ma con l'interposizione di uno o due diodi in serie. I diodi normalmente si comportano come un circuito aperto (ovvero è come se non ci fossero) in quanto per entrare in conduzione hanno bisogno di una differenza di potenziale ai loro capi di almeno 0.7 Volt. Nello schema illustrato, ci sono due diodi in serie (in anti-parallelo) per cui la soglia è di 1.4 Volt circa.

In un impianto elettrico ben realizzato (e con un alimentatore ben realizzato) la differenza di potenziale tra la massa di segnale e la terra generale è minima, e quindi i diodi sono di fatto dei circuiti aperti, lasciando alla R da 10 ohm il compito di collegare la massa allo chassis. Quella piccola differenza di potenziale però, su una resistenza dell'impianto di terra che è praticamente zero, può produrre anche intense correnti, che sono quelle che causano i ronzii e l'hum. La resistenza fa sì che tali correnti siano drasticamente ridotte.

Il condensatore si comporta da corto-circuito per le alte frequenze, in modo che il cabinet possa svolgere il proprio compito di schermare i disturbi ad alta frequenza.


Ultima modifica di bandAlex il 1/10/2013, 14:04 - modificato 1 volta.
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1/10/2013, 14:02
Se per qualche motivo la differenza di potenziale tra la massa di segnale e la terra generale dovesse aumentare al di sopra di 1.4 V (per un corto-circuito, ad esempio) i diodi entrerebbero in conduzione, e la massa dell'amplificatore si troverebbe direttamente collegata allo chassis e quindi alla terra dell'impianto elettrico.

Se la causa che genera l'aumento di potenziale è un guasto catastrofico (ad esempio il toroidale con l'isolamento danneggiato che scarica la 220 V direttamente sul secondario), ciò provocherebbe l'immediato intervento delle protezioni dell'impianto elettrico (il cosiddetto "salvavita"), evitando una scarica potenzialmente mortale.

Naturalmente tutto questo è valido solo se l'impianto elettrico è a norma.
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13/10/2013, 23:46
bandAlex ha scritto:

Collegare al telaio anche la massa dell'amplificatore ė invece una scelta del costruttore, e in genere viene fatto per schermare il circuito dai disturbi esterni. Questo però, in concomitanza con la terra della rete elettrica, può essere causa di ground loop con la sorgente collegata all'ingresso, se anch'essa ė collegata alla rete elettrica.
il crearsi di un ground loop è l'unico motivo per cui si dovrebbe scegliere di non collegare la massa dell'ampli alla terra o ce ne sono altri?
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13/10/2013, 23:52
vale25 ha scritto:il crearsi di un ground loop è l'unico motivo per cui si dovrebbe scegliere di non collegare la massa dell'ampli alla terra o ce ne sono altri?
Che io sappia, non vi sono altri motivi.
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16/12/2013, 20:55
Ho qualche dubbio sul collegamento a terra dell'ampli e soprattutto nel costruire il ground loop breaker.
Se ho ben capito:
-Con un filo da 1mmq si và dal faston "ground" allo chassis dell'ampli utilizzando vite alettata ecc ecc.
-Con un altro filo si riparte dallo chassis dell'ampli(mi verrebbe da dire ripartendo dallo stesso collegamento di prima) e si và alla E della nostra IEC
-Ground loop breaker.Non ho ben capito dove lo si realizza e soprattutto come devo effettuare i collegamenti, se qualcuno ha la pazienza di spiegarmelo ne sarei molto felice(anche in parole mooolto povere)!
Sò che magari le mie possono essere domande elementari ma quando si parla di queste cose preferisco essere più che sicuro di quello che faccio visto che ora nella postazione "di fortuna" la terra è praticamente assente e la cosa non credo che vada proprio bene
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16/12/2013, 23:50
Allora, ricapitolando:

1) la terra del connettore IEC di alimentazione deve essere collegata al telaio direttamente con un corto spezzone di filo da almeno 1 mm;

2) la massa di segnale della scheda (uno dei faston con su scritto "ground") va anch'essa collegata al telaio, però interponendo, per l'appunto, il "ground loop breaker".

Il ground loop breaker è composto da un ponte di diodi da almeno 15 A, collegato come vedi nel disegno, ovvero con i suoi terminali "+" e "-" cortocircuitati, e con quelli con il simbolo dell'alternata che vanno, uno al telaio e uno alla massa della scheda. In parallelo al ponte ci va una resistenza da 10 ohm 5 Watt, e un condensatore da 100 nF (che può essere anche un volgare ceramico a bassa tensione). Naturalmente anche i fili che collegano il ponte devono essere da almeno 1 mm e il più corti possibile.
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17/12/2013, 00:15
ok, grazie ancora!
mi procuro l'occorrente e preparo il tutto!per ora ho collegato il faston ground alla base dello chassis e lo stesso ho fatto per la terra della iec poi quando arriva il case chiudo il tutto per bene!
per ora c'è giusto un leggerissimo hum di fondo(bisogna mettercisi di proposito per notarlo) ma considerando i collegamenti volanti mi aspettavo un vero e proprio concerto!
per il cablaggio del segnale(verso il pot e dal pot alla scheda) può andar bene del TASKER C113?
mi era stato consigliato anche dell'RG174 o RG316 ma non sono sicuro di trovarlo facilmente
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17/12/2013, 12:20
Il tasker va benissimo. Tieni presente che le lunghezze all'interno dell'ampli sono piuttosto piccole, per cui l'influenza del cavo schermato è praticamente nulla. L'importante è che sia abbastanza sottile (il C113 mi sembra sia da 3 mm, quindi è ok) in modo da farlo passare nei posti più convenienti. L'RG174 e simili è ottimo, va bene anche quello, ovviamente.
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