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Perle audiofile

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25/6/2019, 13:58
Stasera è tuo.
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25/6/2019, 14:17
Grazie, lo leggerò con molta attenzione.

Un'altra cosa che si nota in quelle conversazioni sono le domande pretestuose, tipo

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Ma che lo domandi a fare se già lo sai?  blink

Infatti in altro post, sempre sulla stessa questione, scrive:

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]

Sono sempre quei quattro/cinque che si fanno le domande e si rispondono tra loro, in modo auto-referenziale.
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25/6/2019, 14:33
Ogni tanto nelle "discussioni" capita qualche disturbo, qualche interferenza...

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"E' sensibile al cambiamento di un cavo di alimentazione e poi usi dei comuni alimentatori switching?"

A glitch in the Matrix.

grande sorriso grande sorriso grande sorriso grande sorriso grande sorriso
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25/6/2019, 14:45
Tenete presente che il gruppo "Amici Audiofili", in cui sguazzano queste persone, ha più di 22.000 iscritti. Questo significa che qualche danno lo fanno questi signori. Anche volendo chiudere un occhio sul business sotto banco di cui indubbiamente si avvantaggiano alcuni personaggi, rimane l'insulto alla categoria, la presa in giro di un intero settore, e mettiamoci pure l'imbarbarimento civile che si esprime con la censura e l'espulsione di chi è considerato un ostacolo perchè dice le cose come stanno.

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25/6/2019, 14:58
Mi interesserà leggere una tua analisi critica dell'articolo che ti giro stasera...
Edmond
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25/6/2019, 15:00
In fondo basta essere educati per ottenere i dati di riferimento dell'hiend pensiero... bleh bleh bleh
Anche nel forum dei Guzzini...
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25/6/2019, 15:57
Edmond ha scritto:Mi interesserà leggere una tua analisi critica dell'articolo che ti giro stasera...

Giusto per curiosita', potresti inviarlo anche a me? 
Ti giro la mail in privato.


Saluti,
Giulio.
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26/6/2019, 11:17
Più che psicoacustica, acustica psichiatrica....
E i social network sono arrivati a scoperchiare il vaso di Pandora delle frustrazioni, ansie e invidie sociali, amplificandole a dismisura, un enorme feedback sociale, fornendo a chiunque un megafono dove strillare. Che tristezza.
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26/6/2019, 11:27
Ho letto l'articolo "IL SUONO DEI CAVI" pubblicato da CostruireHiFi, grazie a @Edmond che me l'ha inviato in email.

Il nucleo centrale dell'articolo, la parte importante diciamo, è quella relativa a dei test fatti con l'oscilloscopio su alcuni cavi di segnale, ovvero cavetti schermati. Sottolineo il fatto che si sta parlando di cavi di segnale, e non di potenza.

In particolare, i test fatti sono di due tipi: il primo serve a mettere in luce la bontà della schermatura contro i disturbi radio-elettrici, il secondo la microfonicità del cavo.

Vorrei cominciare a fare alcune considerazioni sul primo test, quello relativo alla schermatura.

L'autore dell'articolo, tale Accorsi, prende un cavetto schermato, di lunghezza imprecisata, e lo collega all'ingresso dell'oscilloscopio le cui impostazioni sono anch'esse imprecisate. L'unica indicazione che fornisce è "settato alla massima sensibilità".

Guardando le foto messe nell'articolo, dal momento che ciò che si vede è sostanzialmente il disturbo di rete a 50Hz e nonostante l'omissione sulla impostazione dell'oscilloscopio, si può ipotizzare che la base dei tempi sia stata impostata a 5mS/Div, ovvero 5 millisecondi. Con una impostazione simile è chiaro che la banda passante dell'oscilloscopio è limitata a qualche centinaio di hertz al massimo. Questa è una valutazione importante, in quanto è chiaro che tale test, con l'oscilloscopio impostato in quel modo, non è affatto un test sulla schermatura ai disturbi radio-elettrici (che sono estesi in frequenza su una banda passante ben più ampia) ma è relativo solo ai disturbi provocati dalla rete elettrica a 50Hz.

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Perchè è importante tale considerazione? Perchè in sostanza toglie validità al test. Infatti, un cavetto schermato può essere molto efficace contro i 50Hz, ma del tutto inadeguato su frequenze più alte, in particolare in banda radio AM, che spesso affligge gli stadi di ingresso degli amplificatori mandandoli in saturazione. Cosa che, effettivamente, può modificare il suono percepito dell'impianto. Quindi il primo test non ha nulla a che fare con il "suono dei cavi": semmai può darci un'indicazione di massima su quanto forte si percepirebbe il ronzio a 50Hz con quel cavo e in quelle condizioni. Ma un ronzio non può modificare il suono percepito. Al massimo, può essere fastidioso o meno in base all'entità del disturbo.

Comunque, anche il test dei 50Hz potrebbe essere utile, visto che tutto sommato nelle nostre case i 50Hz sono il disturbo più probabile. Il problema è che pure quello è inficiato da un errore abbastanza grossolano. Accorsi infatti dice di aver collegato un capo del cavo all'ingresso dell'oscilloscopio impostato alla massima sensibilità, e di aver terminato l'altra estremità su una resistenza di alto valore, ovvero di 500kOhm.

Le condizioni di un test però,  per rendere il test stesso significativo, dovrebbero almeno avvicinarsi alle condizioni di utilizzo reale. Nell'utilizzo reale di un cavetto di segnale, nel 99% dei casi, un'estremità del cavo vede la bassa impedenza di uscita di un preamplificatore, o di un dac, o un di un lettore CD. Tale impedenza è di solito intorno ai 50 o 100 ohm. Al massimo 1kOhm nei casi in cui come sorgente ci sia un apparecchio a valvole. Anche un preamplificatore passivo di solito ha un'impedenza di uscita non più alta di 2kOhm.

E allora perchè Accorsi ha terminato il cavo su una resistenza di 500kOhm?

Il motivo più semplice - e imbarazzante, per lui - è che solo con una resistenza di valore così alto si poteva evidenziare sull'oscilloscopio un residuo leggibile dei 50Hz. In condizioni normali, ovvero con il cavo terminato su un'impedenza di qualche centinaio di ohm, i disturbi sarebbero stati molto più bassi, al limite della visibilità dell'oscilloscopio pur impostato alla massima sensibilità.

Quindi, ricapitolando il primo test:

- non significativo per il "suono", in quanto quello misurato è semplicemente del ronzio a 50Hz;
- non significativo per i disturbi radio-elettrici e nemmeno per i disturbi a 50Hz.

(segue)
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26/6/2019, 12:13
Dopo le valutazioni fatte nel post precedente ci si potrebbe fermare alla conclusione raggiunta e passare oltre. Ma analizzando l'unico dato certo messo a disposizione dall'autore con la pubblicazione della foto dell'oscilloscopio, ci si può divertire ulteriormente facendo qualche conticino.

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Nella didascalia dell'immagine è scritto "1mV per divisione". E quindi di che entità è il ronzio visualizzato sull'oscilloscopio? Contando i quadretti, si vede chiaramente che siamo in presenza di un disturbo di 2mV picco-picco, ovvero 0.7mV RMS.

Nonostante il cavo sia stato terminato su una resistenza di valore abnorme, del tutto scorrelata alla realtà del normale impiego in un impianto Hi-Fi, siamo quindi in presenza di un disturbo di entità minuscola, talmente basso che per evidenziarlo è stato necessario mettere lo strumento alla sua massima sensibilità. Per avere un'idea della possibile influenza di tale disturbo nel normale funzionamento, si può ipotizzare di utilizzare tale cavo per collegare un lettore CD, o un DAC.

Il livello di uscita di un DAC è di 2V RMS. Per fare un rapporto, dobbiamo quindi dividere 2 per 0.0007 = 2857, il che significa che quel disturbo si trova a circa -70dB rispetto al segnale audio, ovvero del tutto inudibile.

Tenendo conto della condizione di misura (resistenza di terminazione di 500kOhm), questo calcolo bolla definitivamente tale "test" come una buffonata.

(segue)
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26/6/2019, 13:26
L'articolo di CostruireHi-Fi è l'esempio di come NON va eseguito un test di qualcosa con l'oscilloscopio. Solo conoscendo bene lo strumento infatti si possono trarre delle valutazioni significative. Ma l'autore dell'articolo dimostra di non sapere come funziona un oscilloscopio.

A riprova di quanto affermo, ci sono le sue conclusioni a riguardo del cavetto "migliore" e "peggiore".

Qui sotto vediamo le foto dei disturbi rilevati su due cavi, quando viene accesa una lampada a fluorescenza.

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Fig. 3 Cavo "standard"

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Fig. 5 Cavo "economico di marca nota"

Per l'autore, il cavo in Fig. 3 è nettamente migliore di quello in Fig. 5. Ma su cosa basa la sua valutazione? Sul nulla, in quanto entrambe le misure sono sostanzialmente uguali. Esse mostrano, infatti, il solito disturbo a 50Hz di circa 2mV p-p, solo che stavolta si è sovrapposta una "vibrazione" sull'asse orizzontale, dovuta al fatto che l'oscilloscopio capta anche i disturbi generati dalla lampada. Le lampade a fluorescenza sono note per generare disturbi, che però si collocano su frequenze ben diverse da quelle della tensione di rete, arrivando fino alle onde radio. Infatti si vedono sullo schermo delle aree riempite di verde, che sono indice di due segnali sovrapposti, uno a bassa frequenza (i 50Hz) e uno ad alta frequenza. Anche se apparentemente quelle due immagini potrebbero far pensare a due cavi di qualità diversa, in realtà le differenze sono del tutto casuali.

La vibrazione è dovuta al sincronismo dell'oscilloscopio, che cerca di visualizzare un segnale che però è troppo veloce per come è impostata la sua base dei tempi. E' fondamentale capire che in questa situazione la lettura è del tutto inaffidabile, fino a che non si imposta una base dei tempi corretta per visualizzare l'altro segnale interferente.

Se quindi si voleva evidenziare la capacità schermante contro la lampada a fluorescenza, perchè non si è impostato l'oscilloscopio correttamente per sincronizzare un segnale a frequenza più alta? La misura fatta in questo modo, già inutile de per se', lo è ancora di più in questo caso. Se poi si utilizza ciò che è visualizzato sullo schermo dell'oscilloscopio per giudicare l'efficacia schermante di un cavo, allora oltre che inutile può portare a decisioni del tutto errate.

Ma rimane ancora aperta la questione del "suono dei cavi". Che c'entrano le interferenze, per lo più minuscole come abbiamo visto, con la capacità di influenzare il suono dell'impianto? A quanto pare, finora solo l'autore del test può fantasticare sulla risposta.

(segue)
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26/6/2019, 14:12
E' sempre un piacere leggerti  popcorn

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26/6/2019, 15:14
b.veneri ha scritto:E' sempre un piacere leggerti  popcorn

Grazie Ben! flowers

Ho il sospetto però che per alcuni potrebbe non essere così piacevole. fisch
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26/6/2019, 15:27
UpTo11 ha scritto:E i social network sono arrivati a scoperchiare il vaso di Pandora delle frustrazioni, ansie e invidie sociali, amplificandole a dismisura, un enorme feedback sociale, fornendo a chiunque un megafono dove strillare. Che tristezza.
Se pensi che il partito aziendal-politico più votato dagli italiani nel marzo 2018 si regge su quei sentimenti e su quegli strumenti di comunicazione, ti rendi conto del livello di decadenza raggiunto dal popolo italico...

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26/6/2019, 17:21
Dipende da chi ti legge...
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26/6/2019, 19:01
E voilà........  lo smutandamento è servito !!!!

bandAlex winner

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1/7/2019, 14:58
L'articolo di CostruireHiFi prosegue con un accenno a come sono costruiti i cavi schermati e ad alcuni aspetti fisico-elettrici come il cross-talk tra due linee che viaggiano vicine. L'esposizione però ingenera parecchia confusione, in quanto parla di un fenomeno - il cross-talk - che non ha praticamente rilevanza con i cavetti schermati (in quanto i due canali sinistro e destro viaggiano con due schermi separati). Il cross-talk in ambito stereofonico si chiama diafonia, che è in sostanza l'interferenza del segnale audio di un canale sull'altro. La diafonia incide sulla separazione dei canali sinistro e destro, ma i cavi schermati c'entrano poco, in quanto i due canali, viaggiando ciascuno con il proprio schermo collegato a massa, non possono interferire tra loro. Invece, è all'interno delle apparecchiature (come ampli, dac, lettori, etc.) che gli accoppiamenti capacitivi influenzano - negativamente - la separazione.

Il fatto che si parli di accoppiamenti capacitivi e induttivi tra cavi (affrontandone addirittura le possibili soluzioni) quando fino a quel punto si è parlato di cavi schermati, lascia un po' spiazzati.

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La figura dell'articolo è abbastanza chiara sul fatto che si tratta di linee aeree che viaggiano parallele, situazione ben diversa da quella in uso negli impianti hi-fi dove i cavetti hanno schermi separati per i due canali L-R.

Magari si voleva fare un intermezzo sui fenomeni elettromagnetici generali. Le cose scritte sono senz'altro vere, ma c'entrano poco con il primo test illustrato nell'articolo, e vedremo che c'entrano poco pure con il test successivo, quello dedicato alla "microfonicità" dei cavi.

Un aspetto senz'altro importante è quello della capacità di un cavo schermato, la quale dipende dalla distanza dei conduttori e dal dielettrico (isolante) utilizzato. Ma nell'articolo non si parla affatto di capacità per metro lineare di un cavetto schermato, e non si sfiora nemmeno alla lontana la questione delle impedenze di ingresso e uscita degli apparati collegati: due caratteristiche che determinano (insieme alla lunghezza del cavo) la frequenza massima gestibile dal collegamento. Niente di tutto ciò è descritto, mentre si passa direttamente alla microfonicità.

Il motivo per cui si parla di microfonicità è svelato chiaramente dallo stesso autore:

Il primo test che ho descritto, pur mettendo in luce in modo indiscutibile la incapacità
di alcuni cavi di schermare adeguatamente le interferenze em, indicando di
conseguenza un criterio di scelta, era stato comunque superato da un agguerrito
manipolo di candidati.
Ho pertanto cercato di identificare una ulteriore peculiarità che
potesse scremare il gruppo trovando una corrispondenza tra le classi di merito
all’ascolto e le misure oggettive. Ecco la pensata!


La parte in neretto l'ho messa in evidenza in quanto mi risulta incomprensibile. In realtà tutto il paragrafo è espresso in maniera abbastanza approssimativa, anche se il suo significato principale è palese: in parole povere, si è trattato di una pensata. Del tipo: cosa posso inventarmi per giustificare le differenze che gli audiofili affermano di sentire tra un cavo e l'altro? Ma certo! Tiriamo fuori la microfonicità!

A questo punto, da un articolo che fa un'affermazione così eclatante, uno si aspetterebbe una dimostrazione quantitativa del fenomeno, visto che la microfonicità è una caratteristica posseduta da quasi tutti i componenti che compongono un impianto, e di solito diventa importante solo se raggiunge un livello tale da poter essere paragonata al segnale audio. Ovvero, tutto è microfonico: le resistenze, i condensatori, i circuiti stampati... bisogna vedere però a che livello.

In un cavo la microfonicità è data dal fatto che due - o più - conduttori viaggiano paralleli e tra di essi è presente una capacità parassita, il cui valore dipende dalla distanza tra i conduttori e dal tipo di isolante utilizzato. In un cavetto schermato i due conduttori in questione sono lo schermo, collegato a massa, e il conduttore centrale che veicola il segnale. Si può dire che un cavetto schermato è come se fosse un condensatore, la cui capacità varia con la lunghezza del cavo, la distanza tra schermo e segnale, e con il tipo di isolante. Dal momento che l'isolante è composto da materiale plastico morbido, colpendo il cavo in un punto, ad esempio con un martello, la capacità totale cambia in quanto cambia (temporaneamente e in concomitanza con il colpo) la distanza tra i conduttori.

Ma non è la capacità in se stessa il problema. Infatti, finchè non vi è differenza di potenziale tra i conduttori, una capacità non può fare nulla e gli effetti della variazione sono invisibili. Ma se i due conduttori vengono polarizzati, ovvero viene applicata una differenza di potenziale tra di essi, la variazione di distanza tra i conduttori si trasforma in una variazione di tensione e, se il circuito è chiuso, di corrente. E' lo stesso principio di trasduzione su cui si basano i microfoni a condensatore (e, a rovescio, le cuffie elettrostatiche).

E' importante tenere a mente questa cosa della differenza di potenziale: l'effetto è del tutto insignificante se non è presente una carica tra i due conduttori, e il fenomeno è tanto più debole quanto più è bassa tale carica.

E' proprio per polarizzare il cavetto che l'autore dell'articolo ha usato una batteria da 9V per il suo esperimento.

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Ma tutto questo in quell'articolo non è spiegato. Lo stesso autore sembra essere del tutto ignaro del motivo fisico sotteso alla microfonicità del cavetto, infatti scrive "quando ho fatto le prime verifiche, a dire il vero, non credevo ai miei occhi". La cosa è piuttosto significativa, in quanto qualunque studente di elettronica già al primo anno conosce bene questo fenomeno, applicabile in tutti quei casi dove ci sono due armature isolate tra loro.

E' interessante quindi l'approccio dell'autore nel tentativo di dare una quantificazione del fenomeno sui cavi. Dal momento che la variazione di tensione generata dal cavo dipende in larga misura dall'ampiezza della variazione della distanza, e quindi in definitiva dalla forza di compressione applicata, per avere una comparativa tra cavi (quelli più soggetti a tale fenomeno e quelli meno, ovvero l'obiettivo di giustificare le differenze tra i cavi) è fondamentale quantificare tale forza, e soprattutto non introdurre altre variabili in grado di inquinare il risultato del test.

Purtroppo, nessuno dei due presupposti è garantito nel test. L'autore infatti per ottenere la necessaria compressione meccanica utilizza un rasoio da barba incollato con del nastro isolante al cavo, il quale è avvolto per tutta la sua lunghezza da un foglio di alluminio collegato alla batteria. Una volta acceso, le vibrazioni del rasoio si trasmettono al cavo e si può misurare la tensione ad una estremità del cavo stesso usando un oscilloscopio. Nello schema non è indicato dove è applicato lo strumento di misura, ma se la massa, corrispondente al foglio di alluminio, è stata collegata alla massa dell'oscilloscopio (come probabile), quel foglio si è comportato esattamente come l'armatura di un enorme condensatore, che però normalmente, al di fuori del test, non esiste.

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E' chiaro quindi che l'armatura di alluminio intorno al cavo genera un ulteriore "condensatore", con il dielettrico composto dall'isolante esterno del cavo. Lo schema utilizzato nel test è molto complicato (perchè non usare un semplice cavetto schermato mono + schermo invece di un cavo con due schermi?), e concede spazio ad eventuali dubbi ed equivoci, in quanto il risultato dipende in larga parte da come viene collegato lo strumento e da come è collegata la batteria.

Questo è uno di quei casi tipici in cui l'esperimento che dovrebbe misurare un fenomeno, genera risultati del tutto inconsistenti, in quanto viene introdotta una variabile che durante il normale funzionamento non esiste. Anzi, due variabili, come vedremo. Di solito questi esperimenti vengono fatti con l'intento di dimostrare l'esistenza di un problema, e di giustificare le conseguenti "soluzioni", di solito costose per chi acquista.

Ma nonostante tutta la buona volontà dell'Accorsi, i risultati del test sono piuttosto deludenti. Se si guarda infatti lo schermo dell'oscilloscopio ci troviamo con un segnale di appena 3 o 4 mV picco-picco.

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Abbiamo già visto nel caso del test n.1 che un segnale così piccolo è del tutto insignificante, soprattutto considerando l'impedenza su cui era terminato il cavo, ben 500kOhm.

In questo caso però è ancora più insignificante: non dimentichiamoci infatti che l'autore ha polarizzato il cavo con una tensione continua di ben 9 volt. Una tensione che quel cavo di segnale, durante il normale funzionamento, è probabile che non vedrà mai, visto che: al massimo saranno 2V RMS, ma soprattutto non si tratterà mai di tensione continua. Non solo, ma per ottenere quei 4 mV, l'autore ha dovuto usare la vibrazione di un rasoio elettrico direttamente a contatto con il cavo! Ora riflettete un attimo se la pressione generata dai vostri diffusori per mezzo dell'aria e che investe un cavetto, può essere anche solo lontanamente paragonata a quella di un vibratore attaccato al cavo...

Quindi il test ha dimostrato senz'altro l'esistenza del fenomeno fisico (dimostrazione inutile in quanto già lo sapevamo), ma ha pure dimostrato che, nonostante tutto l'accrocco messo in atto da CostruireHiFi, gli effetti sono talmente deboli da essere del tutto trascurabili nelle normali condizioni di funzionamento.

Ma per chi ha eseguito l'esperimento, e per chi lo ha pubblicato, non era importante quantificare il fenomeno, quanto piuttosto giustificare la fabbricazione di cavetti isolati dalle vibrazioni.

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Ricapitolando, il test n. 2 è del tutto insignificante per i seguenti motivi:

- applicazione di un schermo di alluminio esterno al cavo, che genera una capacità ulteriore facendo entrare in gioco l'isolante esterno;
- applicazione di una tensione di 9V per ottenere una lettura significativa sull'oscilloscopio;
- utilizzo di un comune rasoio elettrico per generare la compressione meccanica, il quale genera anche disturbi radioelettrici che potrebbero essersi sovrapposti a quelli meccanici (e quelle forma d'onda visualizzate dallo strumento, simili ai 50Hz di rete lasciano più di un sospetto);
- nessuna quantificazione sulla forza applicata dal rasoio, e nel contempo nessun raffronto con la forza generata da un'onda sonora causata da un diffusore;
- risultati comunque modesti e del tutto insignificanti, nonostante la metodologia volta ad amplificare il fenomeno.

Dopo tale test, qualunque mente dotata di raziocinio avrebbe dichiarato il fenomeno del tutto ininfluente per un ascolto hi-fi, e invece le conclusioni tratte dalla rivista sono completamente opposte, ad uso e consumo dei vari ciarlatani che infestano il settore.
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1/7/2019, 15:54
E' sempre un piacere leggerti, Boss!
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1/7/2019, 16:04
Edmond ha scritto:E' sempre un piacere leggerti, Boss!

Grazie caro. flowers
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7/7/2019, 10:59
Roberto Casadio


Oggi propongo un esperimento per migliorare le qualita' dei condensatori elettrolitici: e' una variante di un progettino trovato in rete e consiste sostanzialmente nel limitare le vibrazioni nocive per il suono presenti in uso in questi componenti. Gia' la Marantz ma anche altri produttori si sono serviti di piccoli artifici consistenti nell'applicare sd es. dischetti smorzanti sui caps di alimentazione. in questo caso un Elna d 4700 uF e' stato privato della calotta esterna di alluminio ed inserito in un cilindretto di legno al cui interno e' presente un composto siliconico che non solidifica. E' stato inoltre aggiunto un piccolo condensatore di by-pass (Wima) e il tutto sigillato con colla a caldo e coperchio in legno. Naturalmente bisogna ricordarsi di riportare la polarita' e le caratteristiche del condensatore altrimenti a rischio di scoppio. Non vi sto a parlare dei benefici pratici ottenuti sulle alimentazioni, ma sarebbe quanto mai utili utilizzarli ad es. nei crossover dove le vibrazioni costituiscono un problema non secondario. Se qualcuno volesse cimentarsi potremmo poi confrontare i risultati ottenuti.


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Che ci dici, Boss???
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7/7/2019, 11:38
Direi che è una strunz...  grande sorriso

Che fine farà l'elettrolita con questo "fine tuning", visto che non sarà più garantita la necessaria ermeticità?

(Il legno è un materiale poroso, non è ermetico)
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7/7/2019, 11:44
Tra l'altro, perchè dovrebbe migliorare l'insensibilità alle vibrazioni, visto che il veicolo più importante sono i terminali che entrano in profondità nel componente?
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7/7/2019, 13:16
Casadio mi pare il figlio non riconosciuto del Genio di Latrina...
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Perle audiofile - Pagina 3 Empty Re: Perle audiofile

7/7/2019, 13:18
Edmond ha scritto:Casadio mi pare il figlio non riconosciuto del Genio di Latrina...

grande sorriso

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grazianux
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Perle audiofile - Pagina 3 Empty Re: Perle audiofile

7/7/2019, 17:16
Ma il braccio in fibra di carbonio di un potenziometro, che si appoggia su un piedino di cocobolo?
A parte far schizzare il prezzo, ha un suo perché?
Edmond
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Fragola
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Perle audiofile - Pagina 3 Empty Re: Perle audiofile

7/7/2019, 18:27
Cos'è il braccio di un potenziometro???
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