Giardino Elettronico
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"La follia del cosiddetto vintage" Empty "La follia del cosiddetto vintage"

13/8/2020, 18:16
(Editoriale di Ottobre 2010 di L.Cadeddu su TNT)

Lo spunto lo prendo da un messaggio che un nostro lettore ci ha inviato da Singapore. Si lamentava che l'ultima asta di un amplificatore Naim Nait 1 si era conclusa a quasi 400 €. Ho fatto una rapida ricerca su Ebay e ne ho trovato altri offerti per cifre vicine ai 600 €. Devo ammettere che questa corsa al rialzo è stata aiutata dalla mia recensione di qualche anno fa, recensione dove però mettevo in guardia contro le speculazioni: capisco la voglia di entrare in possesso di un pezzetto di storia dell'HiFi inglese (e mondiale) ma si tratta pur sempre di un vecchio amplificatore, poco flessibile, di potenza limitata e che comincia a mostrare i segni dell'età. Il concetto di rapporto qualità/prezzo, evidentemente, mal si applica a prodotti di questo tipo. Tutto ciò, seppur non giustificabile razionalmente, è comprensibile. Infatti non è di questo esempio in particolare che vorrei parlare.
Sempre più spesso mi scrivono audiofili, anche alle prime armi, che vorrebbero acquistare apparecchi del passato (anni '70 o, peggio, '80), spacciati per straordinari quando di fuori dall'ordinario hanno solo il prezzo. Un amplificatore giapponese di livello base era già scadente secondo i parametri di allora...non è che col tempo possa essere migliorato! Ho visto spacciare per vintage di lusso gli amplificatori o i giradischi supereconomici (allora) di Technics, Akai, Pioneer, Sony, tutta robetta - lasciatemelo scrivere chiaro - che suonava malissimo allora e che oggi è semplicemente improponibile, dopo che 30-40 anni di vita hanno lasciato segni indelebili sui condensatori di alimentazione (cotti), su resistenze (fuori specifiche) e su contatti (ossidati). Si tratta di materiale che suonava male da nuovo, possiamo ben immaginarci come suoni ora. Nonostante ciò, basta mettere la parolina magica vintage e il gioco è fatto, le offerte piovono copiose.
Iniziai a collezionare apparecchi degli anni '70 in tempi non sospetti, più che altro per entrare in possesso di oggetti che riempivano i miei sogni da adolescente squattrinato ma appassionato di HiFi. Le tasche erano quel che erano (vuote) e pertanto potevo solo sognare i grandi mostri sacri o anche i semplici prodotti affascinanti di per sé, per l'estetica, il blasone del marchio o una pubblicità particolarmente evocativa. Anni dopo, pian piano, ho riempito uno scaffale di queste reliquie, alcuni sono pezzi di grande pregio, ma mi sono sempre categoricamente rifiutato di pagarli cifre assurde. Ho rovistato tra i mercatini, tra gli annunci di compro-vendo e credo di aver sempre pagato il giusto.
Alcuni di questi apparecchi sono sopravvissuti abbastanza bene al tempo, nel senso che ancora oggi possono essere ascoltati senza imbarazzo. Lo scopo dell'acquisto, però, non era certo quello del buon suono: si trattava e si tratta ancora di un capriccio, della voglia di possedere oggetti che hanno esercitato su di me - ed esercitano ancora - un certo fascino.
Quel che non capisco è come mai dei ragazzi alle loro prime esperienze, disponendo oggi di prodotti straordinariamente ben suonanti e dal costo irrisorio (T-Amp, Trends Audio, Scythe, etc.), decidano di spendere di più per prodotti che sono classificabili vintage solo per ragioni anagrafiche ma che di valore vero sono prossimi allo zero e che certamente suonano MOLTO PEGGIO delle alternative moderne citate. Può essere un Marantz 1030 un'alternativa realistica a un amplificatore come lo Scythe SDA-1100? Ma nemmeno per sogno! La differenza in termini di qualità sonora è semplicemente imbarazzante, il piccolo Marantz perde su tutta la linea. E persino i suoi fratelli più grossi perdono su tutta la linea (possiedo un 1060). E può un giradischi giapponese di plastica di 40 anni fa essere una valida alternativa a un ProJect Debut? Men che meno! Eppure il costo d'acquisto, oggi, li equipara!
Vorrei solo ricordare che la maggior parte dei giradischi, all'epoca, era costruita per esibire prestazioni strumentali sbalorditive, non si pensava che anche un giradischi potesse influenzare il suono. Bastava che i dischi girassero alla velocità giusta. La scuola europea la pensava diversamente, ma la produzione giapponese era tutta orientata in quel senso, con qualche lodevole eccezione (molto costosa).
Per amor di patria, poi, evito di fare confronti sui diffusori, per il semplice fatto che su di essi il tempo lascia tracce ben più pesanti che sugli altri componenti: membrane che perdono di elasticità, bobine mobili che si deformano, cablaggi interni che si ossidano etc. senza contare che è impresa ardua reperire un diffusore di 30-40 anni fa al quale non siano stati sostituiti i woofer o i tweeter (con altri non originali) o ai quali non sia stato sostituito almeno il foam (bordo) dei woofer, degradatosi col tempo. Di nuovo, finché si parla di mostri sacri del passato, possiamo ancora ragionarci un po' su, ma quando si parla di scatolette da pochi soldi è davvero meglio lasciar perdere. Tuttavia, il mantra recitato in quasi tutti gli annunci di materiale del genere è oggetti come questi non ne costruiscono più! E meno male, aggiungerei!
Per chi non avesse ancora la netta percezione di ciò che sta accadendo, è sufficiente andare su Ebay o su subito.it a caccia di giradischi o di altri apparecchi di qualche anno fa: è un delirio di descrizioni mirabolanti e di prezzi fuori da ogni ragionevolezza. Io mi ci faccio un giro ogni tanto, un po' per ridere, un po' perché non si sa mai che capiti qualcosa di particolare ignoto ai più :-)
Si potrà obiettare che il prezzo lo faccia il mercato: se c'è chi compra a un certo prezzo, evidentemente quello che vende si adegua. Certo, e infatti non ho niente in contrario al fatto che polli e furbi si incontrino con reciproca soddisfazione, il mio voleva solo essere un avvertimento per chi oggi, ammaliato dal fascino di quaste apparecchiature, sia pure convinto di portarsi a casa qualcosa che suoni dignitosamente. Ecco, nella maggior parte dei casi non sarà così: si costruirà un impianto con oggetti vecchi (ancorché belli) e poco più. Non ci si meravigli se qualcun altro, con una frazione della cifra, riesce a metter in piedi un impiantino che imbarazza l'impianto vintage.
Inoltre, mi piacerebbe ricordare che apparecchi così vecchi hanno bisogno di cure, talvolta costose o spesso impossibili perché i pezzi di ricambio non si trovano più. E mentre una cinghia per un giradischi, di lunghezza adeguata, la si rimedia sempre, non è infrequente imbattersi in amplificatori che utilizzano vecchi transistors non più in produzione, ad esempio. Non solo, ma le riparazioni richiedono l'utilizzo del manuale di servizio dell'apparecchio, normalmente reperibile in siti specializzati a peso d'oro. Insomma, tutto il giochino rischia di diventare maledettamente complicato e costoso: divertente se si vuole giocare un po', snervante se quello ha da essere il nostro, unico, impianto principale.
Consentitemi di concludere questa riflessione con una perla di saggezza di mio suocero veneto: Non s'è beo perché s'è vecio, s'è beo perché s'è beo. Cioè: ben venga il vintage, purché sia bello, inteso nel senso del suono, ovviamente. A meno che non stiamo andando a caccia di soprammobili.
A proposito di vintage che sembra vintage ma non lo è non posso non regalarvi questa piccola perla che sembra essere un leftover dall'album Sgt. Pepper's dei Beatles e invece è solo un favoloso divertissement degli XTC, qui sotto il falso nome di Dukes of the Stratosphere, l'album è Psonic Psunspot. Classe inarrivabile e divertimento allo stato puro. Sembra l'incipit di The lion sleeps tonight ma poi diventa ben altra cosa.

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13/8/2020, 19:01
Non sono d'accordo con l'autore, o quantomeno non sono d'accordo col suo fare di tutta l'erba un fascio.

Piccolo esempio, a riguardo dei giradischi. Con circa due o trecento euro, oggi si può prendere un classico vintage di fine anni settanta come un Technics SL-3110, o 3310. Ebbene, a quella cifra, sul nuovo, con la stessa cifra, si prende un Project entry level, che a paragone del Technics è davvero una merdaccia.

Naturalmente l'usato, soprattutto così lontano nel tempo, si porta dietro dei rischi. Ma il livello costruttivo di quei giradischi è talmente alto che di solito basta un intervento abbastanza economico per ripristinare il perfetto funzionamento (di solito i condensatori elettrolitici ormai esausti).

Certo, bisogna pure saper scegliere. Anche negli anni d'oro dell'hi-fi furono costruite delle vere e proprie porcherie. Ma si presume che chi intende rivolgersi al vintage abbia un minimo di consapevolezza e non scelga a caso il primo modello che capita.
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13/8/2020, 22:37
bandAlex ha scritto:Ma si presume che chi intende rivolgersi al vintage abbia un minimo di consapevolezza e non scelga a caso il primo modello che capita.
E' questo che è confutabile, a giudicare dal ciarpame che viene spacciato a prezzi senza logica...

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13/8/2020, 23:05
Dirty Harry ha scritto:E' questo che è confutabile, a giudicare dal ciarpame che viene spacciato a prezzi senza logica...

Ma guarda che questo accade in tutti i settori, eh. C'è sempre chi cerca di vendere l'ottone per oro, ma questa non è prova del fatto che la roba vintage sia tutta scadente (come insinua l'autore). Invece è proprio il contrario, soprattutto sugli apparecchi di gamma media, che erano infinitamente migliori di ciò che si fa oggi (a parità di costo, o anche inferiore!). Basta pensare ai lettori CD di gamma medio-alta, che funzionano ancora oggi senza problemi dopo 30 anni.

E la causa di ciò è che a quei tempi la produzione era in volumi enormi, e ciò permetteva di avere margini alti pur mantenendo una discreta qualità. Oggi questo non è più possibile, senza parlare del fatto che alcune cose - semplicemente - non esistono più sul nuovo.

L'autore fa l'esempio di roba "anni '80 di livello base", ma a prescindere da qualche squalo che tenta il colpaccio su ebay, uno che cerca un prodotto vintage (un ampli, ad esempio) la roba "base" non la guarda nemmeno. Si cerca il prodotto che si conosce, di cui si conoscono le prestazioni (o le qualità costruttive) e che per via dell'età oggi si può avere ad un prezzo che negli anni passati era impensabile (se si ha un po' di fortuna).

Quindi non si capisce il senso del pezzo, se non quello di avvalorare un'opinione (errata) di chi l'ha scritto.

Poi è vero che alcuni prezzi sono saliti troppo, ma il punto è: se gli appassionati scoprono che l'SL-1200 della Technics è meglio delle traballanti ciofeche che vendono oggi, o che per avere un equivalente bisogna spendere almeno 1500 euro (sempre Technics!) sul nuovo, è ovvio che i prezzi del vintage salgono. Ma questa è una prova, semmai, che i prodotti vintage hanno un perchè, altrimenti col cazzo che i prezzi salivano.

Se poi c'è l'idiota che paga mille euro un Luxman L-400 (che male non è, ma è solo un esempio), beh allora ricordiamoci che ci sono gli idioti che pagano mille euro un cavo di alimentazione. Allora come la mettiamo?
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14/8/2020, 10:46
Alex, Assolutamente d'accordo.  applausi
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14/8/2020, 10:48
bandAlex ha scritto:
Ma guarda che questo accade in tutti i settori, eh. C'è sempre chi cerca di vendere l'ottone per oro, ma questa non è prova del fatto che la roba vintage sia tutta scadente (come insinua l'autore).
Ma non mi sembra sia così... tant'è che prende esempio dalla sua positiva considerazione di un Naim...
E non succede in tutti i settori ma in quei settori, per così dire, senza memoria e l'hi-fi è diventata ciò...

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14/8/2020, 10:56
bandAlex ha scritto:
L'autore fa l'esempio di roba "anni '80 di livello base", ma a prescindere da qualche squalo che tenta il colpaccio su ebay, uno che cerca un prodotto vintage (un ampli, ad esempio) la roba "base" non la guarda nemmeno. Si cerca il prodotto che si conosce, di cui si conoscono le prestazioni (o le qualità costruttive) e che per via dell'età oggi si può avere ad un prezzo che negli anni passati era impensabile (se si ha un po' di fortuna).
Altro che qualche squalo su eBay... su Facebook, nei vari mercatini spacciati come audiofili, è pieno di questa robaccia e, complice la confusione e la comune ignoranza - oltre il compare che glorifica il relitto elettronico - mi sembra che il mercato del vintage sia diventato redditizio ad opera di speculatori, oltretutto grandemente ignoranti in materia!

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14/8/2020, 10:59
bandAlex ha scritto:Se poi c'è l'idiota che paga mille euro un Luxman L-400 (che male non è, ma è solo un esempio), beh allora ricordiamoci che ci sono gli idioti che pagano mille euro un cavo di alimentazione. Allora come la mettiamo?
Non è che mi interessi tanto fare uno studio ed una graduatoria dell'idiozia, eh... shifty

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14/8/2020, 11:06
Dirty Harry ha scritto:Ma non mi sembra sia così... tant'è che prende esempio dalla sua positiva considerazione di un Naim... E non succede in tutti i settori ma in quei settori, per così dire, senza memoria e l'hi-fi è diventata ciò...

Forse non hai idea di cosa succeda in altri settori... wink

Comunque, resta il fatto che i prezzi salgono quando ci sono clienti disposti a comprare. E' una legge inesorabile. Guarda con le valvole NOS, ad esempio. Ora pure i russi si sono fatti furbi, e hanno cominciato ad alzare i prezzi.

Ma questo è indipendente dalla qualità delle valvole, o degli amplificatori a valvole. Sono due aspetti che viaggiano per conto proprio: da una parte c'è un mercato di roba potenzialmente buona e ancora efficiente, dall'altra ci sono gli speculatori.

L'articolo in questione sembra la scoperta dell'acqua calda.
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14/8/2020, 11:09
Dirty Harry ha scritto:Altro che qualche squalo su eBay... su Facebook, nei vari mercatini spacciati come audiofili, è pieno di questa robaccia e, complice la confusione e la comune ignoranza - oltre il compare che glorifica il relitto elettronico - mi sembra che il mercato del vintage sia diventato redditizio ad opera di speculatori, oltretutto grandemente ignoranti in materia!

Ma il fatto che ci sia offerta, non significa che le cose si comprino, eh.

C'è sempre chi ci prova, sfruttando il momento.

Ma, ripeto, questa non è una prova che le cose attuali siano migliori di quelle degli anni '70. Dal momento che nell'audio particolari evoluzioni tecniche non ci sono state, ma che anzi, proprio in quegli anni ci fu un'esplosione di brevetti (soprattutto giapponesi) con circuitazioni innovative e particolari, oggi in larga parte non più usate perchè anti-economiche, è possibile che un buon amplificatore vintage sia migliore di uno moderno. Sempre ovviamente a saperlo scegliere.

Se l'articolo si riferisce a chi di Hi-Fi non ci capisce una minkia, beh quello è un problema di chi l'ha scritto. Se sto su TNT, presumo che chi scrive (e chi legge) si rivolga agli appassionati evoluti, non certo alla massa di ignoranti che compra a caso solo perchè è di moda. Un articolo del genere non serve nessuno, mi pare.
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14/8/2020, 11:11
bandAlex ha scritto:
Comunque, resta il fatto che i prezzi salgono quando ci sono clienti disposti a comprare. E' una legge inesorabile. 
Questo è vero ma l'imbroglione rimane tale...

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14/8/2020, 11:13
bandAlex ha scritto:Ma il fatto che ci sia offerta, non significa che le cose si comprino, eh.
Comprano, comprano... sad

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14/8/2020, 11:37
bandAlex ha scritto:
Ma, ripeto, questa non è una prova che le cose attuali siano migliori di quelle degli anni '70. Dal momento che nell'audio particolari evoluzioni tecniche non ci sono state, ma che anzi, proprio in quegli anni ci fu un'esplosione di brevetti (soprattutto giapponesi) con circuitazioni innovative e particolari, oggi in larga parte non più usate perchè anti-economiche, è possibile che un buon amplificatore vintage sia migliore di uno moderno. Sempre ovviamente a saperlo scegliere.
Continuo a non capire dove leggi contraddizioni su ciò che dice Cadeddu con quanto affermi nonché sulla bontà e validità innegabile degli apparecchi seri di un tempo.
Quello che vuole dire è abbastanza chiaro e non passibile di interpretazioni negative sul vintage, almeno su quello che vale la pena cercare e recuperare (anche in un'ottica manutentiva).
Sicuramente tra prodotti economici di un tempo e quelli attuali - senza conoscenze specifiche - è più opportuno puntare sugli attuali e ciò proprio in tema di affidabilità.
Si fa l'esempio di un amplificatore che conosco bene per averlo temporaneamente avuto - il Marantz 1030 - che era già terribile al tempo: vederlo proposto, oggi, a certi prezzi, fa capire l'entità del fenomeno. E poi, passi per i vecchi Technics ed altri (ex) giganti dell'elettronica e specialisti del settore, ma vengono proposti dei giradischi in plastica che non si capisce per quali leggi della fisica si tengano ancora in piedi, prima che funzionino; un Project non sarà un fulmine di guerra ma dietro la sua semplicità c'è una maggior garanzia di affidabilità.

bandAlex ha scritto:
Se l'articolo si riferisce a chi di Hi-Fi non ci capisce una minkia, beh quello è un problema di chi l'ha scritto. Se sto su TNT, presumo che chi scrive (e chi legge) si rivolga agli appassionati evoluti, non certo alla massa di ignoranti che compra a caso solo perchè è di moda. Un articolo del genere non serve nessuno, mi pare.

Beh, TNT si rivolge anche ai neofiti e quindi l'editoriale ha la sua validità ed un valore d'uso.
Oltretutto, trattandosi di un editoriale di 10 anni fa, mi sembra gli si possa attribuire un valore profetico, anche se non in senso buono...

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14/8/2020, 13:22
Dirty Harry ha scritto:Continuo a non capire dove leggi contraddizioni su ciò che dice Cadeddu con quanto affermi nonché sulla bontà e validità innegabile degli apparecchi seri di un tempo.

Ma non è lui che ha scritto questo:

"Ho visto spacciare per vintage di lusso gli amplificatori o i giradischi supereconomici (allora) di Technics, Akai, Pioneer, Sony, tutta robetta - lasciatemelo scrivere chiaro - che suonava malissimo allora e che oggi è semplicemente improponibile"

Che "suonasse malissimo" è da dimostrare. E poi a paragone di cosa? E' chiaro che un giradischi economico di quel tempo, è probabile che dopo 30 anni sia ridotto male.

Poi però parla di "mostri sacri":

"Iniziai a collezionare apparecchi degli anni '70 in tempi non sospetti, più che altro per entrare in possesso di oggetti che riempivano i miei sogni da adolescente squattrinato ma appassionato di HiFi. Le tasche erano quel che erano (vuote) e pertanto potevo solo sognare i grandi mostri sacri o anche i semplici prodotti affascinanti di per sé, per l'estetica, il blasone del marchio o una pubblicità particolarmente evocativa."

E poi specifica:

"Lo scopo dell'acquisto, però, non era certo quello del buon suono: si trattava e si tratta ancora di un capriccio, della voglia di possedere oggetti che hanno esercitato su di me - ed esercitano ancora - un certo fascino."

Quindi, l'autore è un collezionista, del suono a quanto pare non gliene fregava niente. Però ammette che "non era il buon suono lo scopo dell'acquisto", lasciando intendere che anche i "mostri sacri" non fossero un granchè.

Dirty Harry ha scritto:Sicuramente tra prodotti economici di un tempo e quelli attuali - senza conoscenze specifiche - è più opportuno puntare sugli attuali e ciò proprio in tema di affidabilità.

A parte il fatto che, escludendo i prodotti davvero economici, questo non è vero. Ho fatto l'esempio di Project per i giradischi, dove alle cifre a cui venivano proposti i Technics a suo tempo, si hanno oggi prodotti che non riescono nemmeno a garantire il minimo delle prestazioni necessarie in un contesto hi-fi (rapporto S/N, wow & flutter, etc.). Lo dico per esperienza diretta, avendo avuto a che fare con tali giradischi anni fa, prima di ravvedermi e capire che i giradischi fine anni '70 erano imbattibili come rapporto qualità/prezzo (soprattutto i Technics, ma non solo) e roba costruita in quel modo a cifre accessibili ora non esiste più.

Si fa l'esempio di un amplificatore che conosco bene per averlo temporaneamente avuto - il Marantz 1030 - che era già terribile al tempo: vederlo proposto, oggi, a certi prezzi, fa capire l'entità del fenomeno.

Per gli ampli il discorso è più complesso, perchè le tipologie erano molto più variegate, si passava dal mediocre all'eccellenza pur rimanendo nella stessa fascia di prezzo. Una cosa è certa: negli anni '70, '80 e '90 erano in produzione componenti specifici per l'audio che ora sono obsoleti, transistor particolari, jfet, etc. che ora non sono più prodotti.

Faccio un esempio con delle cifre esatte. Prendendo come riferimento il 1980, un ampli che all'epoca costava 300 mila lire, era di livello medio-alto e oggi costerebbe, considerando l'inflazione, 1 milione e 450 mila lire, in moneta attuale, circa 750 euro.

Ora dimmi. Che compri oggi con 750 euro, sul nuovo?

Una cifra ridicola, considerando quella che oggi è considerata l'hi-end, ma all'epoca ci compravi questo:

Luxman L-410

Ora, come si fa a dire che il vintage, se scelto con criterio, non conviene?

Lo stesso L-410 usato ora si può prendere a circa 400 / 500 euro, a seconda dello stato d'uso. E' vero che sarà sovra-stimato, è vero che sono passati più di 30 anni, ma ripeto: che ci compri con 500 euro oggi? Anche ammesso di dover fare un intervento di manutenzione (che nella maggior parte dei casi riguarda la sostituzione degli elettrolitici ad un costo abbastanza modesto), rimane comunque una cifra abbordabile per avere un amplificatore con caratteristiche (ed estetica) che oggi semplicemente te li sogni se non vai oltre i 2000 euro. Ammesso di trovare un ampli con tale versatilità, ingresso MM/MC, progettazione di prim'ordine e componentistica attiva (j-fet a basso rumore) che oggi si risolve con un paio di circuiti integrati e stop.

Beh, TNT si rivolge anche ai neofiti e quindi l'editoriale ha la sua validità ed un valore d'uso.
Oltretutto, trattandosi di un editoriale di 10 anni fa, mi sembra gli si possa attribuire un valore profetico, anche se non in senso buono...

Io trovo solo molta confusione, e il tirare l'acqua al mulino dei circuitini con il T-AMP.
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14/8/2020, 13:51
Bel personaggio, Cadeddu, meglio perderlo che trovarlo, a mio parere...
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14/8/2020, 14:52
bandAlex ha scritto:Ma non è lui che ha scritto questo:

"Ho visto spacciare per vintage di lusso gli amplificatori o i giradischi supereconomici (allora) di Technics, Akai, Pioneer, Sony, tutta robetta - lasciatemelo scrivere chiaro - che suonava malissimo allora e che oggi è semplicemente improponibile"

Che "suonasse malissimo" è da dimostrare.
Beh, c'è da dimostrare ben poco... ho sentito molte delle ciofeche che spacciano per vintage quand'ero ragazzo, Technics compresi (il mio primo giradischi serio è stato un SL-1810) e gli do perfettamente ragione...
bandAlex ha scritto:
E poi a paragone di cosa? E' chiaro che un giradischi economico di quel tempo, è probabile che dopo 30 anni sia ridotto male. 
 Quindi ne convieni...

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14/8/2020, 15:00
bandAlex ha scritto:
Poi però parla di "mostri sacri":

"Iniziai a collezionare apparecchi degli anni '70 in tempi non sospetti, più che altro per entrare in possesso di oggetti che riempivano i miei sogni da adolescente squattrinato ma appassionato di HiFi. Le tasche erano quel che erano (vuote) e pertanto potevo solo sognare i grandi mostri sacri o anche i semplici prodotti affascinanti di per sé, per l'estetica, il blasone del marchio o una pubblicità particolarmente evocativa."

E poi specifica:

"Lo scopo dell'acquisto, però, non era certo quello del buon suono: si trattava e si tratta ancora di un capriccio, della voglia di possedere oggetti che hanno esercitato su di me - ed esercitano ancora - un certo fascino."

Quindi, l'autore è un collezionista, del suono a quanto pare non gliene fregava niente. Però ammette che "non era il buon suono lo scopo dell'acquisto", lasciando intendere che anche i "mostri sacri" non fossero un granchè.
Beh, è quello che capitava a tutte le persone che avevano - come me - problemi di budget: acquistavano il best buy sognando l'assoluto e rimanendo, poi, vittima del ricordo e del bisogno insoddisfatto (cosa che pure io, ancora adesso, subisco, magari con maggior razionalità).
C'è anche un elemento di autocritica nel mettere in guardia da acquisti impulsivi... non capisco come mai non cogli un aspetto così evidente lasciandoti andare, in fine, a deduzioni affrettate... blink

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14/8/2020, 15:14
bandAlex ha scritto:
Dirty Harry ha scritto:Sicuramente tra prodotti economici di un tempo e quelli attuali - senza conoscenze specifiche - è più opportuno puntare sugli attuali e ciò proprio in tema di affidabilità.

A parte il fatto che, escludendo i prodotti davvero economici, questo non è vero. Ho fatto l'esempio di Project per i giradischi, dove alle cifre a cui venivano proposti i Technics a suo tempo, si hanno oggi prodotti che non riescono nemmeno a garantire il minimo delle prestazioni necessarie in un contesto hi-fi (rapporto S/N, wow & flutter, etc.). Lo dico per esperienza diretta, avendo avuto a che fare con tali giradischi anni fa, prima di ravvedermi e capire che i giradischi fine anni '70 erano imbattibili come rapporto qualità/prezzo (soprattutto i Technics, ma non solo) e roba costruita in quel modo a cifre accessibili ora non esiste più.
E' un problema di mutazione delle caratteristiche del mercato che non incide sulla questione dell'affidabilità.
Riguardo le prestazioni tecniche è bene ricordare, in genere, come molte di esse fossero ottenute a discapito di aspetti la cui influenza all'ascolto fosse ben più pregnante e come, accanto alla loro trascurabilità in termini di importanza sul giudizio complessivo dell'apparecchio, molti 0,0001% fossero ottenuti con l'inganno.

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"La follia del cosiddetto vintage" Empty Re: "La follia del cosiddetto vintage"

14/8/2020, 15:35
bandAlex ha scritto:
Faccio un esempio con delle cifre esatte. Prendendo come riferimento il 1980, un ampli che all'epoca costava 300 mila lire, era di livello medio-alto e oggi costerebbe, considerando l'inflazione, 1 milione e 450 mila lire, in moneta attuale, circa 750 euro.

Ora dimmi. Che compri oggi con 750 euro, sul nuovo?

Una cifra ridicola, considerando quella che oggi è considerata l'hi-end, ma all'epoca ci compravi questo:

Luxman L-410

Ora, come si fa a dire che il vintage, se scelto con criterio, non conviene?

Lo stesso L-410 usato ora si può prendere a circa 400 / 500 euro, a seconda dello stato d'uso. E' vero che sarà sovra-stimato, è vero che sono passati più di 30 anni, ma ripeto: che ci compri con 500 euro oggi? Anche ammesso di dover fare un intervento di manutenzione (che nella maggior parte dei casi riguarda la sostituzione degli elettrolitici ad un costo abbastanza modesto), rimane comunque una cifra abbordabile per avere un amplificatore con caratteristiche (ed estetica) che oggi semplicemente te li sogni se non vai oltre i 2000 euro. Ammesso di trovare un ampli con tale versatilità, ingresso MM/MC, progettazione di prim'ordine e componentistica attiva (j-fet a basso rumore) che oggi si risolve con un paio di circuiti integrati e stop.
Ci sono dei fatti incontrovertibili nelle tue affermazioni ma rimane un nodo altrettanto ineludibile: l'affidabilità.
Nella scelta del vintage, prima di acquistare, bisogna essere consapevoli delle ulteriori cifre da mettere in gioco per preservare l'acquisto appena fatto, ad evitare che il cerino rimanga in mano al malcapitato. E sul tagliando da effettuare - che non di rado può portare alla scoperta di altre magagne - gioca anche la scomparsa dei laboratori abituati a lavorare con questi apparecchi; cosa dall'impatto drammatico nei piccoli centri.
Sono tutte cose che vengono minimizzate dagli imbonitori del vintage e che, invece, rischiano di scoppiare in mano proprio a chi ha scelto il vintage per aumentare il valore delle proprie disponibilità, alterando i criteri di convenienza della scelta.
Insomma, è bene fare attenzione a chi si vuole solo svuotare la cantina o gli scaffali di roba comprata sulla scorta di shopping audio compulsivo, cercando di guadagnarci il più possibile sull'onda dell'esplosione del fenomeno.

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"La follia del cosiddetto vintage" Empty Re: "La follia del cosiddetto vintage"

14/8/2020, 15:38
bandAlex ha scritto:Io trovo solo molta confusione, e il tirare l'acqua al mulino dei circuitini con il T-AMP.
Mah... a me il solo pensiero fa venire l'orticaria... oltre a non sapere manco come funziona il T-AMP ... ma non è l'unica cosa di cui ignoro il funzionamento... roll

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"La follia del cosiddetto vintage" Empty Re: "La follia del cosiddetto vintage"

14/8/2020, 16:18
Mah. Quando divenne di moda lo stato solido, per un decennio, i tubi erano rottame (per fortuna). Ovvio, non basta avere un tubo in casa per consideralo a prescindere un gioiello audio. La storia, ha dimostrato che chi credeva nei prodotti fuori moda a tubi, in molti casi ci ha azzeccato. Lo stesso vale per gli oggetti audio realizzati con semiconduttori moderni che, in molti casi, anche a parità di sigla, sono molto peggiori di quelli fabbricati trent'anni fa. Certo, ci vuole cultura, consapevolezza e capacità. Questo vale sempre e comunque. Come sostiene Alex, il Giappone non ha prodotto solo ciarpame di bassa lega come la Germania non ha prodotto solo oggetti ridicoli e plasticosi (Anzi!!). Ho amici che hanno acquistato bene amplificatori del passato che, con un lavoro limitato possono tornare a fare la loro bella figura.
E' il sottostante al ragionamento che mi puzza. Non è vero che gli oggetti nuovi superino quelli vecchi in quanto nuovi. Certamente di schifezze nel lontano e nel recente passato ce ne sono a iosa. Nel mondo dell'amplificazione, non si potrà mai spacciare per HiFi un ampli Allocchio Bacchini del 1934 solo perché è del 1934. Ma neppure la costosissima HiFi moderna è esente da pecche. Anzi.
I furbi e gli sfruttatori dell'ignoranza altrui esistono ad ogni livello e per ogni prodotto
Nel mondo degli orologi russi da bancarella estiva il furbastro che assembla franken non è infrequente.
Nel mondo dell'alta orologeria esistono truffe e furberie incredibili e pure più indegne ( andate a cercare la storia anche solo del Luminor Panerai Ref 5218/201A). Trovi, tutte le miserie e le virtù umane: gli specialisti seri, gli speculatori, e i truffatori. La stupidità e la propensione a spendere, insieme, generano miscele esplosive rovinando qualunque mercato. Lo stesso, anzi forse pure peggio, si è visto con i Panerai del periodo bellico (Radiomir 3646, ecc.). Idem per alcuni famosi Rolex storici.  Per le auto d'epoca il discorso è simile. 
L'affidabilità è un problema da considerare ma, molte volte, facilmente superabile. Ho resuscitato in poche ore un vetusto ma molto famoso Verdier con le EL84 (mi è bastato sostituire tutti gli elettrolitici e i tubi). Non ci vuole un lavoro mostruoso e ora regalerà tantissima buona musica per anni. 
Sicuramente mancano alcuni "soggetti" indispensabili oggi: appassionati evoluti che vogliono capire e cavarsela da soli (ovviamente esclusi i presenti) e tecnici preparati. Certo, con gli appassionati medi che spendono fortune per un cavo di alimentazione e storcono il naso per un intervento da 500 euro, ti spieghi tante cose.
Non è poi obbligatorio che certe cose diventino per tutti. Chi ci ha studiato una vita, chi più è attento a tutte le variabili, chi sa metterci le mani da solo, è anche giusto che faccia i suoi acquisti felici. Chi è un entusiasta ma incostante appassionato, preso dalla frenesia del momento, che legge pure male qualche info in rete, rischia maggiormente l'acquisto infelice. E' così in ogni mercato anche meno "specialistico".


Ultima modifica di mariovalvola il 14/8/2020, 20:52 - modificato 1 volta.
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14/8/2020, 18:49
Dirty Harry ha scritto:disponendo oggi di prodotti straordinariamente ben suonanti e dal costo irrisorio (T-Amp),

Io ho letto fino a qui, poi mi sono fermato. grande sorriso
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15/8/2020, 23:13
Questo è un forum di nicchia dedicato a degli specialisti con la finalità prevalente del DIY di alto livello, cosa lontana anni luce dalla filosofia di TNT.
Sicuramente i lettori di quella fanzine, per la gran  parte, non hanno competenze teoriche e men che meno manuali, per dettagliare schemi o mettersi a sostituire condensatori elettrolitici. In quest'ottica l'articolo di Cadeddu è coerente perchè manda semplicemente un alert sull'universo dell'usato che nasconde, per questa tipologia di pubblico,  pericoli più che opportunità.
Come negli altri mercati analoghi, sono stati citati gli orologi ma vale anche per la fotografia ecc, ci sono pochi che sanno di cosa stanno parlando e sono molto verticali nelle competenze e molti che si approcciano in modo generalista e superficiale e per questo sono facili prede alle proposte "vintage".
Semplicemente è questa l'interpretazione che do all'articolo, al netto della figura di Cadeddu.
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16/8/2020, 11:47
supertrichi ha scritto:
Sicuramente i lettori di quella fanzine, per la gran  parte, non hanno competenze teoriche e men che meno manuali, per dettagliare schemi o mettersi a sostituire condensatori elettrolitici. In quest'ottica l'articolo di Cadeddu è coerente perchè manda semplicemente un alert sull'universo dell'usato che nasconde, per questa tipologia di pubblico,  pericoli più che opportunità.
Come negli altri mercati analoghi, sono stati citati gli orologi ma vale anche per la fotografia ecc, ci sono pochi che sanno di cosa stanno parlando e sono molto verticali nelle competenze e molti che si approcciano in modo generalista e superficiale e per questo sono facili prede alle proposte "vintage".
Semplicemente è questa l'interpretazione che do all'articolo, al netto della figura di Cadeddu.
E questa era l'interpretazione di immediata percezione che mi permettevo di evidenziare nel recupero di un vecchio editoriale, avendo ormai superato il personale livello di tracimazione testicolare nell'inflazione di annunci riguardanti RAEE spacciati come vintage... sad

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16/8/2020, 12:34
E quale sarebbe il senso di riportarlo qui, allora? blink
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