Nel 1988 Adcom ha iniziato la produzione di un CD player – terminata nel 1990 – che doveva essere un ammazzagiganti: al prezzo di 599 $ mise sul mercato un lettore capace di prevalere – nelle intenzioni – su ogni apparecchio fino a 1.000 $. Un'intenzione che si rivelò addirittura conservativa…
Il GCD 575 doveva fondere il meglio della tecnologia orientale (Sony) e di quella occidentale (Philips) all’insegna del miglior suono possibile in un certo settore di mercato. A tal fine ricorse al sistema di trasporto – e relativo sistema logico – della Sony, il KSS150A, impiegato in macchine molto costose e noto per la sua capacità di ridurre e correggere gli errori di lettura, grazie anche ad un ulteriore irrigidimento con Q differenziato sui quattro punti di sospensione. Anche il filtro digitale – CXD1088Q, un 16x4 – è mutuato dalla Sony per le sue qualità mentre il convertitore è stato individuato nel Philips TDA1541A, ma solo perché il costruttore olandese non sarebbe – così si dice – stato in grado di fornire con la dovuta continuità la versione S1. Tuttavia Adcom ha messo in atto una serie di cautele dirette a contenere la linearità di conversione anche a bassissimi livelli: una determinazione degna di nota nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Uguale attenzione è stata dedicata al dominio analogico dove l’uscita viene filtrata in funzione del minimo errore di fase e i circuiti funzionano in classe A. L’impedenza d’uscita viene mantenuta nel limite di 100 Ohm al fine di evitare possibili compromissioni della dinamica e anche l’uscita variabile e quella cuffia sono state particolarmente curate. Viene anche affermata una certa cura nella scelta della componentistica passiva: resistori, relè e condensatori (almeno quelli a film plastico, visto che gli elettrolitici non mi sono sembrati di particolare pregio). L’alimentazione è stata realizzata per avere i benefici delle alimentazioni separate ma a costi ragionevoli: i circuiti digitali, audio ed il display godono di alimentazioni pesantemente bypassate per limitare le perdite reciproche. Oltre ad una certa versatilità operativa ed all’inversione di fase, è presente il circuito AFPC, che dovrebbe ridurre le distanze tra i CD ed i migliori supporti analogici, controllando costantemente la fase e la separazione di canali, soprattutto alle alte frequenze.
La costruzione è effettuata su un telaio metallico sufficientemente robusto che vede alla sua base quattro piedini reversibili e multiposizionabili.
L’Adcom, con la qualità di apparecchio non funzionante, nonostante facesse parte dell’ultima produzione (1990), occhieggiava, con il suo passato, su eBay, nella prima decade di aprile, e – non so perché – ho scommesso sulla possibilità di recuperarlo; ho offerto 60 euro al venditore per prenderlo e lui ha accettato.
L’avventura continua...